Cyber attacco costringe Colonial Pipeline a chiudere uno dei più grandi oleodotti Usa
La società ha spiegato di aver bloccato la pipeline per contenere l’attacco al network dei suoi computer. Nelle indagini coinvolto anche l’Fbi
Un attacco hacker agli USA silenzioso e incruento, ma che ha colpito dritto al cuore le infrastrutture petrolifere statunitensi.
Non sono ancora chiari i dettagli dell’attacco informatico che ha colpito la rete di oleodotti di Colonial Pipeline. Ma è già evidente che le conseguenze sono gravi.
È stata messa ko una ragnatela di condutture di 8.850 chilometri, che garantisce quasi metà degli approvvigionamenti di carburanti della East Coast degli Stati Uniti: in pratica si sono paralizzate forniture per 2,5 milioni di barili al giorno di benzina, diesel e altri prodotti petroliferi, diretti dalle raffinerie del Golfo del Messico non solo verso l’area di New York ma anche a importanti centri del sud degli Usa, compreso l’aeroporto di Atlanta, il più trafficato del mondo per numero di passeggeri.
Si tratta di uno dei più gravi attacchi cibernetici mai realizzati nella storia, che ha esposto la vulnerabilità delle infrastrutture Usa in modo impietoso, quasi quanto aveva fatto l’attacco missilistico subito dall’Arabia Saudita negli impianti di Abqaiq e Khurais a settembre 2019.
L’identità degli hacker è ancora sconosciuta: non si sa se si tratti di terroristi – magari ispirati da ideologie ambientaliste – o se ci sia qualche potenza straniera all’origine dell’attacco, che è stato classificato come “ransomware”: i pirati informatici avrebbero penetrato i sistemi di Colonial, chiedendo un riscatto.
Mappa di S&P Global Platts
Il presidente Joe Biden è stato informato dell’incidente sabato 9 in mattinata, ha affermato un portavoce della Casa Bianca, aggiungendo che il governo si è messo al lavoro per ristabilire il normale funzionamento della rete il più presto possibile ed evitare problemi negli approvvigionamenti. La costa orientale degli Usa si può rifornire facilmente sui mercati internazionali, incrementando le importazioni. Ma potrebbero esserci ripercussioni importanti sui prezzi. E anche i mercati petroliferi potrebbero subire scossoni se la vicenda non dovesse risolversi in fretta.
L’attacco è avvenuto nella serata di venerdì 7, ma la vicenda è stata resa pubblica quasi ventiquattr’ore dopo, quando Colonial ha dovuto comunicare di aver bloccato «alcuni sistemi per contenere la minaccia». Il sabotaggio ha «temporaneamente fermato tutte le operazioni degli oleodotti e colpito parte del nostro sistema IT», ha aggiunto la società, che non ha saputo dare indicazioni sui tempi di ripristino della rete.
Parte del sistema di pipeline di Colonial, il più esteso degli Usa, si era fermato nel 2017 dopo l’uragano Harvey e in precendenza nel 2016, quando era stata individuata una falla.
Il presidente Biden ha proposto un pacchetto di misure da 2mila miliardi per ammodernare le infrastrutture degli Stati Uniti, ma il piano non fa alcun riferimento a oleodotti e gasdotti. Né tanto meno alla necessità di proteggerli da attacchi informatici, nonostante molti esperti abbiano messo in guardia dal crescente pericolo del cyberterrorismo contro le reti energetiche di tutto il mondo.
Fonte: ilsole24ore