La casa sul mare celeste – di TJ Klune

“L’unica cosa che ho sempre desiderato è un posto da chiamare casa”. La casa sul mare celeste è una storia dolce e speciale come i suoi protagonisti

Linus Baker è un assistente sociale che lavora presso il Dipartimento di Magia Minorile: il suo compito è quello di accertarsi che tutti i bambini dotati di poteri speciali e cresciuti in appositi orfanotrofi per proteggere quelli “normali”, siano ben accuditi.

La sua vita solitaria scorre in modo tranquillo e lontano da distrazioni, nella piccola casa di campagna con la sola compagnia della sua gatta schiva e dei suoi amati vinili.

Un giorno però tutto cambia, quando viene convocato nell’ufficio della Suprema Dirigenza e gli viene affidata una missione diversa e top secret: dovrà recarsi su un’isola remota a controllare che l’orfanotrofio diretto da un misterioso direttore, Arthur Parnassus, abbia i requisiti giusti per rimanere aperto.

Per Linus Baker inizia un’avventura che ha davvero dell’eccezionale, a partire già dal viaggio mistico nel treno che lo porterà sull’isola. Al suo arrivo, ad accoglierlo ci sono sei bambini molto speciali, diversi da quelli di cui si era occupato fino a quel momento: ognuno di loro ha un potere magico unico e particolare e vengono gestiti e accuditi da un preside gentile e disponibile verso il nuovo ospite, ma al tempo stesso enigmatico e con in serbo un terribile segreto.

“La casa sul mare celeste” è diverso da qualsiasi altro libro io abbia letto e sicuramente uno dei motivi è da ricercare nel fatto che non sono solita leggere molti fantasy, ma soprattutto perché l’autore ha trovato un modo insolito e originale per raccontare una storia toccante e delicata, che tratta tematiche attuali e importanti.

È un libro ricco di buoni sentimenti e la storia è scritta con una dolcezza e una leggerezza infinite, mi ha divertita e intrattenuta: i personaggi mi hanno fatto ridere un sacco ma mi hanno anche commossa più volte. I sei bambini sono tutti diversi ma ognuno, con le proprie caratteristiche, lascia un segno importante. Per non parlare di Arthur, buono, sensibile e protettivo, del quale però ho dubitato per tutta la lettura, fino ai risvolti finali. Ma è un personaggio chiave, che riuscirà anche ad ammorbidire Linus, inizialmente troppo rigido e ligio alle regole: la sua permanenza sull’isola e le attività che svolgerà con tutto il gruppo comporteranno un cambiamento rilevante nel corso della storia. Si interrogherà molto su se stesso e su quella che lui ha sempre considerato “casa” e una vita normale.

Se si va “oltre”, vediamo che vengono affrontati vari temi quali la diversità, l’amore, il bullismo e il razzismo, l’emarginazione per una diversità che non va respinta bensì accolta, sottolineando quanto sia importante rispettare le caratteristiche di ognuno di noi: l’autore fa capire, nel modo più semplice possibile, quanto ogni individuo sia speciale e importante a modo suo, che non si deve mai, mai, giudicare dalle apparenze o lasciarsi condizionare dalle opinioni altrui, spesso sbagliate e superficiali. Si parla di protezione di minori, di amicizia, di rapporti familiari che vanno oltre i legami di sangue: per quanto possa ricordarci qualcosa che abbiamo forse già letto (vedi la serie Miss Peregrine), tutti dovrebbero prendere esempio da Linus e dai bambini protagonisti di questo libro, è così che dovrebbe essere il mondo per vivere meglio.

Insomma, una storia che scalda il cuore, ed è assolutamente diventato uno dei miei libri preferiti perciò non posso fare altro che consigliarlo a tutti.

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