Come ripartire dopo una grande perdita: diventiamo ciambelle o restiamo focaccine?
Io prima di te…
A tutti sarà capitato di perdere qualcuno a cui si tiene molto. Ad alcuni sarà capitato di doversi prendere cura di coloro che stanno per andare via. Egoisticamente si innesca un meccanismo che porta a voler applicare qualsiasi rimedio purché chi sta male resti ancora un po’ con noi, incurante della sua sofferenza e a volte umiliazione. Chi vuole andar via non vuole arrecare ulteriori problemi e dipendere dagli altri per qualunque bisogno, anche quello più sciocco.
Louisa Clark è la protagonista di una trilogia struggente, a tratti comica ma dal significato molto profondo.
La ragazza vive in una tipica cittadina della campagna inglese con la madre, il padre, la sorella Katrina, il nipotino e il nonno. Ha 26 anni e passa da un lavoro all’altro per aiutare la sua famiglia. La storia comincia quando è stata appena licenziata dal locale in cui lavorava da anni: il suo inattaccabile buonumore viene messo a dura prova quando si ritrova ad affrontare una nuova sfida lavorativa. Trova infatti lavoro presso la famiglia Traynor che cerca un’assistente per il figlio Will di 31 anni che ha avuto un incidente due anni prima rimanendo paralizzato sulla sedia a rotelle cambiando radicalmente la sua vita in un attimo.
Nel periodo durante il quale lavorerà per lui, Louisa imparerà a conoscerlo e capirà che dietro la corazza di superiorità e freddezza c’è ancora un ragazzo sensibile a cui manca la vita che conduceva prima dell’incidente. Dopo aver scoperto che Will ha fatto un accordo con i suoi genitori, in cui si concede sei mesi ancora e poi andrà nella clinica per il suicidio assistito e porre fine alla sua vita, Lou si propone di dimostrare a Will che la sua vita è ancora degna di essere vissuta, mentre Will spingerà Lou ad “allargare i suoi orizzonti” e a credere in se stessa e nelle opportunità che la vita le può offrire.
Purtroppo, i tentativi di dissuaderlo, nonostante la felicità che la ragazza ha portato nella sua vita, si riveleranno inutili. Dopo un primo momento di rabbia e dolore, Lou deciderà poi di rimanergli accanto fino alla fine. Le resterà una lettera di Will che le dice di averla scolpita nel suo cuore e che ha pensato a darle una spinta per vivere la sua vita come merita, felice e realizzata.
…dopo di te…
‘Vivi bene, semplicemente vivi’…Queste furono le ultime parole che Will scrisse a Louisa prima di morire, ma lei non sta mantenendo la promessa che gli ha fatto: non sta vivendo. Dopo una breve pausa, decide di lavorare in un bar stile irlandese in aeroporto. Osserva i passeggeri partire e tornare dai loro viaggi, ma lei è lì, ferma, immobile, non riesce ad andare avanti; continua a pensare a quei sei mesi, al suo amore perso.
Fino al giorno in cui alla sua porta busserà una persona che sconvolgerà la sua routine, e le mostrerà la strada per andare avanti. Il secondo libro della trilogia, ci fa capire che non si può guardare avanti senza gettare uno sguardo indietro; che si può andare avanti portando con noi la persona che abbiamo perso non come un peso impossibile da sopportare, ma come un dono. E’ naturale soffrire, stare male, ma si arriva al punto in cui il dolore lascia spazio alla gioia, nonostante tutto, di aver amato e perché no forse anche a qualcos’altro.
…sono sempre io
Il tarlo per la perdita di Will, lascia spazio ora a nuove avventure per Louisa Clark che si è trasferita a New York per lavoro. Ha dovuto lasciare però Sam, una persona in cui era riuscita a trovare conforto, aprendo in lei una nuova speranza per l’amore che si può ancora provare verso qualcuno. Ma di se stessa non sapeva ancora nulla, era sempre la stessa ragazza e per questo decide per un attimo di pensare a sé e sconvolgere la sua vita provando a rinascere. Lou inizia a lavorare per una famiglia in cui ogni componente nasconde un segreto.
Quando tutto sembra volgere per il meglio, qualcosa che ha inavvertitamente tralasciato inizia a vacillare. La lontananza, si sa, è cattiva consigliera e difficile da gestire. Un amore nato da poco, in circostanze particolari e la recente perdita di una persona che è stata importante, può resistere a così tante novità?
Louisa troverà la sua dimensione e il modo per far andare tutto al proprio posto?
Ciascuno dei tre libri ci pone, inesorabilmente, davanti a importanti punti di riflessione. L’amore, i valori, la famiglia, la perdita di una persona cara, temi scottanti come è stato quello della morte assistita nel primo volume. L’introspezione, la ricerca di se stessi. La scrittrice, Jojo Moyes, è molto brava nella narrazione e ci presenta questi temi quasi in punta di piedi, cercando di trattarli con i guanti come infatti meritano.
I tre i libri fanno tornare nella mia mente episodi che purtroppo ho dovuto vivere. Questi hanno portato nella mia vita un dolore quasi indescrivibile, io dico sempre che è come se mi avessero staccato un braccio: senza non si possono fare le stesse cose di prima. Ma devo dire che in compenso ho sviluppato tanta forza e una capacità di riuscire ad affrontare le giornate con uno spirito diverso. So molto bene che c’è qualcosa di peggio che può capitare, perché il grado di parentela che ci legava a chi è andato via, sicuramente fa una grossa differenza nel dolore che viene provato. Perciò anche la mia sensibilità è aumentata di gran lunga come il mio tentativo di immedesimarmi nelle situazioni altrui per provare a non giudicare le scelte e le reazioni di chi mi circonda, ma spesso mi ritrovo a pensare che solo chi prova un dolore simile al tuo può riuscire a capirti.
C’è un passo fondamentale che mi ha colpito nella lettura di questa trilogia e si trova scritto nel secondo volume. È quello che vorrei dire se mi venisse chiesto cosa si prova (forse ad oggi non me lo ha mai chiesto nessuno):
<<Okay. Ora ti faccio una bella domanda. Secondo te quanto tempo ci vuole per superare la morte di una persona cara? Qualcuno che hai amato veramente, voglio dire.>>…<<Caspita. Bè…non so nemmeno se ci si riesce. Sul serio, è così. Ci ho pensato a lungo. Impari a convivere con il dolore, impari a convivere con loro. Perché sì, rimangono nel nostro cuore, anche se non respirano e non vivono più accanto a noi. Non è lo stesso dolore devastante che si prova all’inizio, il dolore che ti travolge e ti fa venire voglia di piangere nei posti sbagliati e di prendertela con tutti gli idioti che sono ancora vivi mentre la persona che amavi è morta. È qualcosa che impari a gestire. Come adattarsi intorno a un buco. Non so. Come essere…una ciambella invece di una focaccina.>>
Questo è.
Voto: 5/5