L’uomo di gesso – di C. J. Tudor

Il passato trova sempre il modo per cercarti

La storia si svolge in Inghilterra ed è narrata in due tempi differenti: il passato, 1986, e il presente, 2016. Ed Munster, il protagonista, vive ancora nel paese in cui è nato e cresciuto; conduce la sua esistenza in tranquillità insegnando a scuola e dividendo la casa con una coinquilina che però ha qualcosa da nascondere.


La spensieratezza dei tempi andati


Il passato di trent’anni prima infatti bussa alla porta e chiede il conto, una questione irrisolta che a prima vista può sembrare legata solo ad una bravata fatta da Ed e i suoi amici, ma che presto però gli presenta una bella gatta da pelare.
Quello che era il corpo mezzo mutilato e senza testa di una ragazzina richiede di sapere cosa è successo davvero.


Il macigno del presente


Per far luce sulla vicenda, Ed ripercorre gli eventi cominciati nell’estate del 1986 per trovare il bandolo della matassa che sembrava non avere più né capo e né coda: ma come si può trovare una soluzione se alcuni degli attori di quegli accadimenti sono lontani oppure addirittura non ci sono più?
E come andare avanti, se invece a ricomparire sono proprio quegli omini disegnati col gesso bianco che Ed e i suoi amici prima usavano per comunicare in codice tra loro e che poi invece qualcuno ha usato contro di loro?


La narrazione si snoda nei due tempi in maniera abbastanza incalzante riportandoci indietro nel passato, quando le giornate estive erano scandite dalle scorribande in bicicletta stile ‘Stranger Things’: nel presente la storia si fa più complessa, proprio perché i protagonisti sono cresciuti e fronteggiano i loro problemi da adulti.
Tutti sono ignari di ciò che potrebbe succedere nel riportare in vita i ricordi.


Fino alla fine non si capirà quali segreti nasconde ogni protagonista e le ipotesi sono le più svariate, perciò si è invogliati ad andare avanti.
Unica pecca è la presenza di troppe ‘parolacce’.

Voto: 4/5

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