“È difficile immaginare che si possa superare la paura della morte in una clinica per anziani, eppure, dalle persone che la circondano, Julia sta imparando la resilienza: tutte hanno sofferto, tutte si sono rialzate senza perdere il sorriso. Nonni burloni ed energici e colleghe fantasiose dal cuore spezzato le insegnano che la felicità è nel presente, nelle piccole cose che si raccolgono lungo il percorso accidentato dell’esistenza…”
La protagonista di questa storia è Julia, una ragazza di trentadue anni che improvvisamente si ritrova ad affrontare la vita da sola.
È questo quello che accade a volte quando ci sono giorni che vorresti non arrivassero mai, come la perdita di un familiare, e chi dovrebbe esserti accanto semplicemente non c’è…
Sopraffatta dal dolore e con un leggero smarrimento, Julia decide di prendersi una sorta di anno sabbatico, abbandonando la sua vita e gli affetti rimasti a Parigi e buttandosi a capofitto in un’avventura nuova e inaspettata per lei: sfruttare le sue capacità lavorative di psicologa per lavorare in un residence per anziani di Biarritz, la sua città natale vicino al mare.
Dopo un periodo di incertezza iniziale, Julia comincia a conoscere i nuovi colleghi e a stringere rapporti, trova amicizie speciali tra gli ospiti della struttura, ma anche divertimento e spensieratezza.
Sì perché quando sai che ti resta ancora poco da vivere, assapori ogni attimo senza paura. E questo Julia è riuscito a capirlo molto bene, ascoltando gli aneddoti e i racconti di vita dei suoi ‘amici più attempati’, rendendosi conto che in questo modo erano loro che la stavano aiutando a guarire più che il contrario.
Fare una scelta…
Credo ci voglia molto coraggio a compiere certe scelte e forse neanche troppo tempo per pensarci, per evitare altri ripensamenti: si segue l’istinto e si rischia. È questo ciò che il libro mi ha trasmesso, ma soprattutto mi ha fatto pensare tanto alla mia dolce nonna: sono cresciuta con le sue favole e i racconti del suo passato e purtroppo l’ho vista soffrire per la perdita di una figlia.
Penso che in seguito a questo il suo cervello si sia ribellato alla sofferenza e a quel pensiero costante, per cui pian piano i suoi ricordi sono svaniti con la sua memoria e si è rifugiata in un mondo dal quale però lei sa ancora insegnarmi qualcosa.
Come la protagonista del libro ha imparato dalla saggezza dei suoi pazienti, anche io sto facendo lo stesso tutti i giorni e anche se la cosa mi fa un po’ soffrire, so che in qualche modo mia nonna ha trovato la sua dimensione e la sua stabilità, una sorta di rifugio dalla sofferenza…e di questo c’è solo da farne tesoro.
Un tema delicato e attuale
Il libro è scritto molto bene, scorre veloce, e la scrittrice riesce a farci entrare a pieno nella storia e nei paesaggi che ne fanno da sfondo; si ha l’impressione di essere in una sorta di ‘isola felice’ in cui non mancano momenti commoventi o tristi, che però vengono gestiti con grande maestria in modo da non farne sentire troppo la pesantezza.
Viene affrontato un tema a parer mio molto importante, ovvero la permanenza degli anziani nelle case di riposo. Sempre più oggi si sentono eventi tragici che accadono in tali ambienti e che vedono gli ospiti di queste strutture vittime di maltrattamenti oppure di abbandono da parte della famiglia.
È una scelta difficile da compiere e bisogna sicuramente accertarsi di affidare il proprio caro nelle giuste mani, perché non sempre questo deve essere visto come una mancanza di amore nei suoi confronti.
Purtroppo non ho sentito di fare lo stesso con mia nonna e ho preferito tenerla più vicina a me e in compagnia di una persona che la accudisce ogni giorno. È probabile che nella casa di riposo sarebbe stata meglio, con le continue attività che avrebbero stimolato il suo animo e il suo cervello, ma ho sempre avuto il terrore che, non avendola “sotto controllo”, per così dire, avrebbe dimenticato anche il mio volto, quello di mio fratello e quello di mio padre. Non so se ho fatto la scelta giusta, forse solo il tempo me lo dirà…
Libro super consigliato!!!
Voto: 5/5