La crescita del mercato degli smartphone, e il contraccolpo della pandemia, hanno prodotto una situazione di forte carenza di componenti che starebbe spingendo Xiaomi e Oppo verso la produzione di processori proprietari. In realtà, il recente report di Digitimes che indica proprio questa strada non svela una novità assoluta: già a febbraio dell’anno scorso abbiamo parlato del “Mariana Plan” di Oppo, ovvero il nome in codice del progetto legato allo sviluppo di un SoC fatto in casa, e nel corso dell’estate ha ripreso vigore la stessa ipotesi anche per quanto riguarda Xiaomi.
Si tratta, quindi, di una soluzione che i due colossi cinesi avevano già preventivato, e che probabilmente è stata solo accelerata dal contesto attuale: non dimentichiamoci, poi, che lo spettro delle sanzioni USA (Huawei ne sa qualcosa) è sempre presente, e che in questo senso cercare di svincolarsi gradualmente ma il più possibile dal rapporto con i chip maker e i fornitori statunitensi è una mossa cautelativa per poter avviare una pianificazione autonoma del futuro, che non sia sotto lo scacco di decisioni esterne alle aziende e in grado di penalizzarle.
Al momento, quindi, più che una vera e propria sfida ai due giganti del settore – ovvero Qualcomm e MediaTek -, questa mossa si configura più come un atto di prudenza: successivamente, poi, ci sarà tempo e modo per valutare lo scenario e coltivare altre strategie e ambizioni.